STORIA




Episodio 1 - 1908 Ivo Baruffini
Un uomo comune si presenta: muratore, figlio della terra, comunista, nato sotto il segno della rabbia e delle grandi agitazioni agrarie dei primi del Novecento.

Approfondimenti

Ivo Baruffini, muratore e imbianchino, è nato a Soragna il 19 luglio 1908 da Delfino e Zeffirina Bonatti. Nel 1930 emigra in Francia, dove lavora e matura le sue idee politiche. Da qui, nel 1937 parte per combattere nella guerra di Spagna, dove fece parte della Brigata Garibaldi come sergente di compagnia. Dopo la vittoria del dittatore Francisco Franco, nel 1939 rientra in Francia ed è internato per due anni in campi di prigionia (Saint Cyprien, Gurs e Vernet), fino a quando non ottiene il permesso di tornare in Italia nel luglio 1941. Proposto per il confino dalla Commissione provinciale di Parma il 1 agosto, è subito inviato a Ventotene, da dove è liberato nell’agosto 1943. Prende parte alla lotta di Liberazione, prima tra i partigiani di Cesena e poi come membro del Comitato di Liberazione Nazionale di Savignano sul Rubicone (Fc). Tornato in Francia, Ivo Baruffini muore a Vigneux-sur-Seine il 19 gennaio 1975.

- Vedi la scheda biografica di Ivo Baruffini sul sito degli antifascisti in Spagna, a cura di
Aicvas, Associazione italiana combattenti volontari antifascisti di Spagna, 

- Materiale su Ivo baruffini schedato dalla Questura di Parma [da procurare in archivio di Stato]


Approfondimenti: lo sciopero agrario del 1908

In quegli anni i lavoratori agricoli stavano reclamando migliori condizioni sia di lavoro che di salario, alle quali l’associazione dei padroni, l’Agraria presieduta da Lino Carrara rispose con una chiusura totale.

Per questo la Camera del Lavoro di Parma, guidata da Alceste De Ambris, il 1 maggio 1908 scese in lotta e dichiarò lo sciopero di tutti i lavoratori delle campagne. Alla notizia della proclamazione dello sciopero, i lavoratori abbandonarono le stalle e si astennero dal lavoro, con uno sciopero che crebbe di intensità ed estensione .

Lo scontro fu durissimo. Gli agrari tentarono di piegare i braccianti e gli spesati in lotta chiamando crumiri e lavoratori da altre province, ma i braccianti cercarono di resistere più a lungo che potevano, potendo contare all’inizio sulla solidarietà dei lavoratori delle altre province (i figli degli scioperanti furono accolti in presso famiglie di altri comuni). L’esasperazione della lotta raggiunse il culmine il 20 giugno quando la sede della Camera del Lavoro fu presa d’assalto dall’Esercito e De Ambris, con una fuga rocambolesca, si rifugiò all’estero. L’anno successivo, a Lucca, fu celebrato il processo agli scioperanti arrestati, che si concluse con la loro assoluzione.

Bibliografia minima di riferimento:

Valerio Cervetti, 

Lo sciopero di Parma del 1908. Un problema storiografico - 
Comune di Parma, 1984

Comunisti a Parma - a cura di Fiorenzo Sicuri - Step, 1986

Margherita Becchetti

L’utopia della concretezza. Vita di Giovanni Faraboli socialista e cooperatore

Clueb, 2012




Episodio 2 - 1919 fascismo
... dove Ivo soffre in un paese sprofondato nel buio del fascismo, dell'odio e delle sue
discriminazioni.

Approfondimenti: un antifascismo popolare e non organizzato

Accanto all’antifascismo organizzato e consapevole e alla presenza comunista nel tessuto popolare esiste un ribellismo generico e primitivo non direttamente riconducibile a posizioni politiche ben definite, ma che si nutre di insofferenza e di sdegno nei confronti del regime o di sue singole manifestazioni. I confini tra i due atteggiamenti e stati d’animo non sono sempre ben definibili, se non sul piano del legame organizzativo.

Gianpasquale Santomassimo, Antifascismo popolare, in «Italia contemporanea», n. 140, 1980 https://www.reteparri.it/wp-content/uploads/ic/RAV0053532_1980_138-141_22.pdf


Bibliografia minima di riferimento

Dogliani Patrizia, L’Italia fascista. 1922-1940, Milano Sansoni, 1999

Fascismo e Antifascismo nella Valle Padana, a cura dell’Istituto mantovano di Storia Contemporanea, Bologna, CLUEB, 2007.

Nella rete del regime. Gli antifascisti del parmense nelle carte di polizia (1922-1943),
a cura di Massimo Giuffredi, Carocci, 2004.





Episodio 3 - 1930 confino
... dove Ivo, dopo l'esperienza della guerra in Spagna contro i fascisti, conosce Ventotene, un'isola/prigione come altre nelle quali Mussolini confina lui e molti di quelli che vogliono essere liberi.

Approfondimenti: il confino di polizia

Sotto il regime fascista il domicilio coatto fu rinominato confino di polizia e il provvedimento divenne più duro sia per le leggi di pubblica sicurezza, che dettero un potere più ampio alla polizia, sia per le prescrizioni contenute nella carta di permanenza consegnata a ogni confinato.


Camilla Poesio
Ingiustizia preventiva. Domicilio coatto, confino di polizia, soggiorno obbligato in Italia (1863-1956), in «Zapruder» n. 29, 20016

http://storieinmovimento.org/wp-content/uploads/2016/01/Zap29_14-Interventi1.pdf



Bibliografia minima di riferimento

Camilla Poesio
Il confino fascista. L’arma silenziosa del regime
Laterza, 2011

Ilaria Poerio
A scuola di dissenso. Storie di resistenza al confino di polizia 1926-1943
Carocci, 2016

Carlo Spartaco Capogreco
I campi del duce. L'internamento civile nell'Italia fascista (1940-1943)
Einaudi, 2004

Filomena Gargiulo
Ventotene, isola di confino. Confinati politici e isolani sotto le leggi speciali (1926-1943)
Ultima Spiaggia, 2013

Piergiacomo Sottoriva
Ventotene da confine fascista a isola d'Europa
Ultima Spiaggia, 2013




Episodio 4 - 1941 Europa
... dove Ivo, affascinato ma confuso da parole difficili, ascolta Altiero Spinelli, Ernesto Rossi e Eugenio Colorni sognare un futuro di nome Europa, senza guerre e senza confini.

Approfondimenti: Il manifesto di Ventotene

Il titolo originario è «Per un'Europa libera ed unita», ed è considerato uno fra i testi fondanti dell’attuale Unione Europea, che nel 1941 prefigura la necessità di istituire una federazione europea, dotata di un governo e di un parlamento democratico con poteri reali in economia e politica estera.

Fu redatto principalmente da Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi mentre stavano scontando la loro condanna al confino nell’isola di Ventotene e venne fatto giungere clandestinamente a Roma da Ursula Hirschmann (allora moglie di Eugenio Colorni, che si trovava al confino con Spinelli e Rossi) ed Ada Rossi (moglie di Ernesto Rossi). Fu poi pubblicato nel 1944 da Eugenio Colorni, che ne scrisse la prefazione poco prima di essere ucciso dai nazisti.
Originariamente era diviso in quattro capitoli, ma Colorni lo riassemblò in tre parti:

«La crisi della civiltà moderna» (elaborato da Spinelli);
«Compiti del dopoguerra. L’unità europea» (elaborato da Spinelli);
«Compiti del dopoguerra. La riforma della società», di cui la prima parte è attribuibile a Rossi, la seconda a Spinelli.


Lo trovi qui: https://www.senato.it/application/xmanager/projects/leg18/file/repository/relazioni/libreria/novita/XVII/Per_unEuropa_libera_e_unita_Ventotene6.763_KB.pdf


























Approfondimenti / bibliografia

Wu Ming 1, La macchina del vento, Einaudi, 2019

Il libro è un romanzo, ma allo stesso tempo anche una ricostruzione storica e un’analisi politica, dove si raccontano le vicende di alcuni confinati sull’isola di Ventotene durante il ventennio fascista, tra cui anche quelle di Altiero Spinelli, Ernesto Rossi ed Eugenio Colorni, autori di quello che è passato alla storia come il Manifesto di Ventotene.

Puoi leggerlo qui: https://www.wumingfoundation.com/giap/2021/05/scarica-la-macchina-del-vento/




Episodio 5 - oggi, cum finis
... dove Ivo, a distanza di anni, racconta un'idea di Europa solidale e aperta ai popoli, nata su un'isola e di quanto mare c'è sempre da navigare.

Bibliografia minima di riferimento

Luciana Castellina
Cinquant’anni d’Europa. Una lettura antieroica
Utet, 2007